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Cineasti contemporanei





BRIAN DE PALMA, l'artigiano delle immagini
"Mi piace soprattutto prendere il pubblico alla sprovvista"


Pur ispirandosi spudoratamente al mago del brivido Alfred Hitchcock, Brian De Palma (USA, 1940) si è ormai inserito prepotentemente nella cinematografia contemporanea costruendosi sapientemente quello stile «alla De Palma» che lo scosta anni luce da quello che fu il suo ispiratore prediletto.

Nella già interminabile filmografia ha affrontato in maniera sapiente diverse tematiche dirigendo, manco a dirlo, i migliori attori che Hollywood ha espresso. Interessatosi giovanissimo al teatro e al cinema, ha rinunciato alla carriera di fisico (ha vinto un premio in cibernetica). Il suo primo lungometraggio "Oggi sposi", è un bizzarro film in bianco e nero pieno di sperimentazioni tecniche. Dopo aver lavorato come documentarista il secondo lavoro, "Delitto à la Mod", è il suo primo thriller di stampo hitchocchiano.

Si rivela però al mondo della celluloide con il terzo lavoro: "Ciao America!", Orso d'Argento al festival di Berlino, per: "L'allegro anticonformismo e per l'inappuntabile lavoro di gruppo dei suoi attori e del suo regista". Per il successivo "Dioniso nel '69", De Palma utilizza e perfeziona come nessun cineasta fino ad allora, la tecnica dello «split-screen» (una sorta di montaggio contemporaneo di due scene nella stessa inquadratura, in pratica lo schermo diviso in due finestre con l'azione descritta contemporaneamente da angolazioni diverse). Dopo "Hi, Mom!" (seguito ideale di "Ciao America!") anch'esso del '69, è la volta di "Impara a conoscere il tuo coniglio", una commedia sul sistema cinematografico, dove compare Orson Welles come attore, pellicola putroppo travagliata da enormi problemi di produzione.

Dunque, Alfred Hitchcock è stato il suo primo grande amore e per "Le due sorelle" e "Complesso di colpa", De Palma ha girato ben confezionate imitazioni, lasciando intendere comunque una classe, che è prepotentemente emersa con "Il fantasma del palcoscenico", Gran Premio al Festival di Avoriaz nel 1975; una pellicola altamente sofisticata, un rock-horror vero cult-movie nel suo genere, unico, in quanto non esisteva precedentemente niente di simile. Con questa opera termina la cosiddetta ispirazione Hitchcocchiana, sostituita da una originale, sofisticata e personale cinematografia, «alla De Palma» appunto, ad identificazione di uno stile unico, tutto dedito alla suspense, con una tecnica filmica stupefacente.

Primo grande successo, "Il fantasma del palcoscenico" si caratterizza inoltre per l'uso dell'obiettivo come parte integrante della narrazione, una disarmante fotografia sempre perfetta e una abilità tecnica dimostrata dietro la macchina da presa, per una regia visionaria e stravolgente da infiniti punti di vista. Da questo momento in poi il pubblico si è abituato a prestazioni viscerali e generose. "Carrie lo sguardo di Satana", da un romanzo di Stephen King, è primo successo al botteghino, ma film mai privo di originalità; una storia horror con finale da brivido. Il successivo "Fury" è una bibbia di perizie tecniche per una storia ricca di emozioni, in definitiva la summa di tutto il lavoro già svolto; per una scena chiave ha usato dieci telecamere diverse con trucchi sempre più sofisticati. Segue "Home movies-vizietti famigliari", una commedia indipendente che De Palma ha girato con la collaborazione registica e produttiva di una quindicina di suoi allievi, un episodio secondario nella carriera.

Il successivo "Vestito per uccidere", è pieno di sequenze da antologia, il maggior successo fino ad allora, grazie soprattutto alla continua crescita artistica a cui il cineasta ci ha abituato, film dopo film. Ancora un giallo di pregevole fattura è il seguente "Blow out", realizzato tutto nel mondo del cinema e più precisamente nel settore del montaggio audio. Nel 1983, con "Scarface", cambia genere passando dal thriller al gangster-movie; una grande produzione su di una sceneggiatura di Oliver Stone, fotografia di John A. Alonzo, musica di Giorgio Moroder e un cast impegnativo pieno di star. Con questa opera De Palma si dimostra regista poliedrico e universale in grado di affrontare qualsiasi tematica. Di nuovo la riconferma quale cineasta di culto è "Omicidio a luci rosse" ancora un thriller quasi per rafforzare e ricordare la sua origine. "Cadaveri & compari", del 1986, è una commedia tendente al grottesco con al solito tantissime stravaganze tecniche.

Nel 1987 arriva "The Untouchables-Gli Intoccabili", un capolavoro, un'opera sul banditismo, talmente affascinante da sembrare un western; costumi di Giorgio Armani, musiche di Ennio Morricone, cast da fantascienza: Sean Connery (premio Oscar per la parte), Kevin Kostner, Robert De Niro e Andy Garcia. Grazie al questo successo interplanetario, il regista si dedica ad un progetto delicato ed originale sulla guerra del Vietnam: "Vittime di guerra", storia impostata tutta su termini morali, tanto che il cineasta ha limitato al minimo gli interventi tecnico-virtuosi, pur lasciandoci però alcune sequenze da cineteca (come quella in cui Michael J. Fox cade solo con le gambe in un cunicolo sotterraneo nemico). Nel 1990 "Il falò delle vanità", quarantacinque milioni di dollari di produzione, un cast di pregio per un interessante ed originale commedia ma dall'enorme insuccesso che riporterà De Palma al thriller di: "Doppia personalità", in cui un incredibile John Lithgow interpreta più parti con maestria stupefacente. Per "Carlito's Way", del '93, Il regista realizza un'antologia di «sue» situazioni, summa di tutta la sua opera cinematografia. In esso vi ritroviamo tutti gli elementi che, anche se già visti, sono perfezionati fino all'inverosimile. Le scene di azione sono preparate e filmate con una cultura tecnica e coinvolgitiva così perfezionata che, successivamente, l'attore nonché produttore Tom Cruise lo ha voluto alla regia di "Mission: Impossible-Missione impossibile"; ispirato alla serie tv è un action-movie al cardiopalma non progettato da De Palma, ma altamente personalizzato e caratterizzato dallo stesso, da sembrare un opera totalmente personale come invece non è.

"Omicidio in diretta" è un vero e proprio esercizio di stile! I primi straordinari venti minuti sono stati filmati con un unico piano sequenza girato con la Steadicam che segue i movimenti di Rick Santoro alias Nicolas Cage, in un palasport gremito di spettatori durante un incontro di boxe. Qui succede di tutto! Il film è un enciclopedia del cinema e De Palma nonostante la complessità della messa in scena ha terminato le riprese addirittura due settimane prima del previsto!

La maniacalità e il narcisismo tecnico a cui ci ha abituato nei suoi lavori, gli hanno conferito quindi una originale personalità stilistica. Secondo la rivista Variety nessuno meglio di Brian De Palma è attualmente capace di ottenere il massimo della tensione e della suspense. L'enorme talento di artigiano delle immagini, l'uso disinvolto dello «split-movie», la capacità disarmante nell'uso del rallenti senza annoiare, anzi col fine di aumentare il coinvolgimento, fa di De Palma uno dei registi più originali ma soprattutto più emozionanti degli ultimi vent'anni.




Filmografia:

"Oggi sposi", 1963-66;
"Delitto à la Mod", 1967;
"Ciao America!", 1968;
"Dioniso nel '69", 1969;
"Hi, Mom!", 1969;
"Impara a conoscere il tuo coniglio", 1970;
"Le due sorelle", 1972;
"Il fantasma del palcoscenico", 1974;
"Complesso di colpa", 1976;
"Carrie lo sguardo di Satana", 1976;
"Fury", 1978;
"Home movies-vizietti famigliari", 1978-79;
"Vestito per uccidere", 1980;
"Blow out", 1981;
"Scarface", 1983;
"Omicidio a luci rosse", 1984;
"Cadaveri & compari", 1986;
"The Untouchables-Gli Intoccabili", 1987;
"Vittime di guerra", 1989;
"Il falò delle vanità", 1990;
"Doppia personalità", 1992;
"Carlito's Way", 1993;
"Mission: Impossible-Missione impossibile", 1996;
"Omicidio in diretta", 1998;
"Mission to Mars", 2000;
"Femme Fatale", 2002;
"The black dahlia", 2006.






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