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Cineasti classici





STANLEY KUBRICK, il demiurgo!

"Kubrick sapeva controllare tutto della sua visione senza mai scendere a compromessi, fatto molto raro. Non ne vedremo altri così. Era ferocemente individualista, non faceva nessuna concessione. I suoi film sono delle grandi opere, che dureranno per sempre", Robert Altman.

Tre mogli alle spalle, esperto giocatore di scacchi, buon batterista jazz e fotografo professionista, è riconosciuto dalla critica, dal pubblico e dai suoi colleghi come il più grande regista degli ultimi quarant'anni! Dopo aver realizzato solo tre film Stanley Kubrick (USA, 1928 - Gran Bretagna, 1999), fu definito nel 1958 da Orson Welles come il cineasta americano più dotato.

A soli venticinque anni, in occasione del secondo film "Il bacio dell'assassino" è autore non solo della regia, ma anche di fotografia, montaggio, soggetto, sceneggiatura e produzione! Già dagli esordi, quindi, ha stupito la cinematografia mondiale per quella capacità di controllare pienamente e rendere perfette le sue opere, ognuna di esse è un capolavoro; tredici pellicole in quasi cinquant'anni sono la testimonianza della sbalorditiva, personalissima e mai eguagliata «facilità» della libertà d'espressione. Il seguente "Rapina a mano armata" è stato, per l'epoca, un funambolico esercizio di stile dove il tutto si incastra a perfezione.

Ossessivo e nevrotico nella richiesta ai suoi collaboratori della perfezione sia tecnica che formale, ha però sempre saputo interessare il pubblico e il costante successo gli ha permesso di disporre di produzioni illimitate nei costi e il completo controllo dei film. Tutte le storie, mai autobiografiche, pur sembrando completamente slegate ed autonome, ruotano intorno ad una pessimistica visione del mondo e della società, nella quale l'uomo si evolve con la prospettiva del dominio sui più deboli e attraverso la violenza; i suoi film sono una visione allucinata della realtà, certamente non sono terreno nè di rassegnazione, nè di condanna ma di profonda riflessione. Kubrick estremizza in modo personale ed avveniristico la tecnica cinematografica, il marketing e l'uso degli attori. Per pochi secondi di inquadratura ha preteso l'invenzione e la costruzione di alcuni obiettivi inusuali, fino ad allora inesistenti, con cui realizzare riprese particolari come nel caso di "Barry Lindon". La ricerca della perfezione, lo hanno condotto a continui miglioramenti nell'uso della Steadicam ed è il caso di "Shining"; la Steadicam è un particolare e tecnologico sistema di contrappesi che permette alla telecamera a spalla una linearità di ripresa perfetta e senza tremolii e che ha rivoluzionato totalmente sia il cinema che la televisione.

Dunque una ricerca della perfezione ossessiva al punto che ha preteso dalla Warner Bros, a proposito dal suo primo film "Fear and Desire" che diramasse, anni dopo la realizzazione, il seguente comunicato stampa: "Il regista non lo considera niente di più che un «esercizio cinematografico goffo e dilettantesco» scritto da un poeta mancato e realizzato da una squadra di pochi amici, è «una stravaganza assolutamente sciocca, noiosa e pretensiosa»"; pellicola che invece rivela già molteplici elementi della cinematografia kubrickiana. Ma le novità tecniche sono sempre e solo al servizio delle forme artistiche, dalle Steadicam dell'Overlook Hotel in "Shining", a quelle di "Eyes Wide Shut", ma anche alle strepitose carrellate di "Orizzonti di gloria". Ogni singolo progetto è stato studiato, discusso e realizzato nell'arco di diversi anni: ha personalmente diretto il montaggio, il missaggio e la stampa delle copie e, incredibile, è arrivato a scegliere la grafica e la disposizione dei manifesti pubblicitari, ha ritardato la distribuzione italiana di "Full Metal Jacket" perchè le voci del doppiaggio non erano di suo gradimento e ha controllato personalmente anche le uscite tv! Dunque preciso e puntiglioso fino alla fine.

In "Orizzonti di gloria" e "Full Metal Jacket", la scelta di attori poco conosciuti e di ambienti metropolitani distanti anni luce da giungle vietnamite e eroici combattimenti, è motivata dalla ricerca di un'analisi oggettiva della guerra, mai raccontata attraverso le singole storie o le emozioni degli interpreti: in entrambi l'avventura e l'eroismo sono inesistenti, o comunque insignificanti, mentre si mette in discussione la crudeltà ingiustificata della lotta tra i popoli. Due pellicole distanti tra loro trent'anni, sulla guerra... non di guerra. "Orizzonti di gloria" è stato girato in Germania: straordinarie le carrellate sulle trincee e sul campo di battaglia, ha filmato in mezzo all'acqua e al fango, sia la troupe che il cast sono stati messi a dura prova; il risultato è così verosimigliante da meritare i complimenti di Churchill. Un capolavoro difficile, commovente e... impietoso! In Francia proibito per diversi anni, in Belgio responsabile di disordini tra reduci e pacifisti. In "Full Metal Jacket" si racconta di un gruppo di marines addestrati per diventare "non dei robot, ma dei killers". Il soldato Joker, alias Matthew Modine, incarna l'aggressività e la violenza senza senso di cui gli esseri umani sono capaci; è un commovente viaggio, soprattutto nel secondo tempo, nelle sventure e le ripercussioni sull'uomo della guerra. E ancora, per comprendere la «guerra» di Kubrick, "Il Dottor Stranamore": una cinica, grottesca e crudele ironia sulla guerra fredda, in cui un incredibile Peter Sellers interpreta tre parti diverse.

Per "Spartacus" (quattro premi Oscar: miglior attore non protagonista, scenografie, costumi e fotografia), Kubrick rilevò alla regia Anthony Mann, licenziato in tronco all'inizio della lavorazione dal produttore nonché attore protagonista Kirk Douglas. Il giovane Kubrick, poco più che trentenne, e con un solo film famoso alle spalle ("Orizzonti di gloria"), diresse questo colossal storico; nelle scene di guerra si usarono più di diecimila comparse! Prodotto con dodici milioni di dollari (nel '78), fu grande successo al botteghino e, con i guadagni, poté finanziare tutti i film successivi. "Spartacus" peraltro è l'unica pellicola su cui non ha avuto il pieno controllo; ne esiste una versione restaurata con alcune scene inedite.

Per girare "Lolita", il film di Kubrick più discusso e meno apprezzato, a causa della censura americana che ne vietò la realizzazione, il regista si trasferì in Inghilterra e da allora non è tornato più in patria. Dal romanzo di Vladimir Nabokov, racconta dell'amore scandaloso tra il professor Humbert, interpretato da James Mason, e la dodicenne Lolita, da Sue Lyon. Kubrick racconta molto più di una seduzione e la storia diventa un vortice incestuoso e impietoso che coinvolge irreparabilmente tutti i personaggi tra cui spicca il solito camaleontico Peter Sellers nella parte di Guilty.

In "2001: Odissea nello spazio" (Premio Oscar per gli effetti speciali), la vera odissea sono i quattro anni di lavorazione: un anno per la preparazione del soggetto, sei mesi per l'organizzazione del film, cinque mesi di riprese con gli attori, un anno e mezzo di lavoro per gli effetti speciali, costati sei milioni e mezzo di dollari per una spesa totale di dieci. Il risultato è uno dei più incredibili film di fantascienza girati finora, che a distanza di oltre trent'anni è ancora oggetto di libri e discussioni. Ha raccontato il regista di aver sottoposto se stesso alla sperimentazione con gli allucinogeni per creare nuove soluzioni percettive; geniale e innovativa del resto anche la scelta degli arredi: ha, suo malgrado, creato un genere anche nell'arredamento; inoltre ha stimolato i collaboratori ad inventare di sana pianta congegni supertecnologici da impiegare nei film (atteggiamento che nel futuro verrà portato ai massimi livelli soprattutto da James Cameron). "2001: Odissea nello spazio" racconta di una spedizione spaziale su Giove alla ricerca di un monolite nero; durante il viaggio il computer di bordo HAL 9000 uccide tutto l'equipaggio ad esclusione del comandante che, dopo averlo disattivato, finisce in una nuova dimensione spazio-temporale. Pretesto per un'approfondita indagine filosofica, a tratti volutamente ambigua, sul futuro dell'uomo, si presta alle più svariate interpretazioni ma, tra metafore e allegorie, resta comunque il capolavoro.

Del 1971 "Arancia Meccanica"; nella trama: il governo cerca di controllare e modificare la personalità del protagonista, un violento teppista, Alex, interpretato da un impareggiabile Malcom McDowell. Costato pochissimo, girato con una piccola troupe con tantissimo impiego di macchina a mano, tutta l'opera è un prontuario di tecnica e trucchi cinematografici e Kubrick, insoddisfatto di alcune cose, stampò personalmente con cura maniacale le prime quindici copie. Ancora oggi, agli occhi dello spettatore è un film altamente spettacolare e con una forza emotiva sbalorditiva. Scandalizzò le platee a tal punto da avere grossi problemi nella distribuzione francese e soprattutto inglese. Certamente uno dei film più discussi degli anni settanta, dove paradossalmente la violenza delle immagini viene commentata dalle musiche di Beethoven e Rossini, resta indimenticabile per il montaggio, per il messaggio ma soprattutto per l'inventiva tecnico-narrativa.

In "Barry Lindon" (quattro premi Oscar: migliore fotografia, musica, scenografie, costumi), il protagonista, Redmond Barry interpretato da Ryan O'Neal, tenta inutilmente di controllare i casi della vita per il suo passaggio indenne attraverso la Storia. Stupefacente esercizio di stile, i dialoghi sono essenziali, tutto il superfluo è tralasciato. Costato circa dodici milioni di dollari, il film è accompagnato da un libretto istruzioni per la proiezione sul formato, sulla luminosità, sulla durata degli intervalli in sala, ecc. Gli interni sono infatti girati senza illuminazione artificiale, a luce naturale, a lume di candela! Giustificato allora l'impiego di macchine da presa, pellicole speciali fornite dalla Nasa e obiettivi appositamente fabbricati. Ricordiamo il direttore della fotografia John Alcott. "Arancia Meccanica" e "Barry Lindon" pur diversi tra loro, si completano a vicenda e celebrano il pessimismo kubrickiano verso la vita sociale.

"Shining" è uno stupendo film sul paranormale girato soltanto con tre attori, tratto da un libro di Stephen King, dove paura e ossessione la fanno da padrone; i protagonisti lavorano come custodi in un albergo, l'Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose, isolato per tutto l'inverno e del quale si raccontano fatti strani sul passato. Jack Nicholson è Jack, Shelley Duvall è Wendy e Danny Lloyd è Danny. Le loro interpretazioni sono a dir poco sorprendenti e il regista dimostra ancora una volta di sentirsi a suo agio con chiunque e in qualsiasi occasione. Tecnicamente i soliti eccessi: ha seguito di persona il doppiaggio nelle lingue straniere facendosi tradurre in inglese i sottotitoli e scegliendone le voci; per l'inquadratura della macchina da scrivere, dove si legge un proverbio, ha voluto che in ogni nazione, dove la pellicola è stata distribuita, apparisse nella lingua originale; infine ha scelto personalmente le sale per le prime.

Nel film mai realizzato su Napoleone, Kubrick ha studiato lungamente come organizzare e spostare le cinquantamila comparse previste sul campo, come se fosse un generale, magari lo stesso Napoleone. Il film avrebbe dovuto sancire la totalità del controllo in tutte le sue componenti, come per "Quarto Potere" di Orson Welles ma è rimasto più di venti anni nella testa dell'autore e la smisuratezza delle ambizioni non ne ha permesso la realizzazione. Ricordiamo tra i lavori non realizzati "A. I. Artificial Intelligence" di cui restano alcune scene preparatorie girate da Kubrick prima di morire, È un vecchio progetto tenuto nel cassetto in attesa che migliorassero gli effetti speciali affinché il film fosse credibile. Dopo aver visto "Jurassic Park" ha rispolverato il progetto che ora probabilmente verrà girato da Steven Spielberg. Ricordiamo inoltre un film sull'olocausto: "Wartime Lies/Aryan Papers", e un film pornografico... quasi a volersi cimentare esaurientemente in ogni genere per esporre il proprio punto di vista.

La ricerca della perfezione è così esasperata che alcuni attori rinunciano ai suoi progetti. Per "Eyes Wide Shut", Harvey Keitel (sostituito da Sydney Pollack) ha abbandonato il set, per forti contrasti con il regista dovuti soprattutto all'ossessività di Kubrick. Jennifer Jason Leigh fu richiamata a riprese finite per rigirare alcune sequenze, ma era già impegnata nelle riprese di "eXistenZ" di David Cronenberg; Kubrick rigirò da capo tutte le sequenze sostituendola con Marie Richardson! A proposito di "Eyes Wide Shut" sostiene Nicole Kidman: "Certo in tutto quel tempo Tom ed io avremmo potuto fare tre film e guadagnare un sacco di soldi. Ma lui è Kubrick. Lavorare per lui è un onore, un privilegio". Si racconta che Tom Cruise (impersona un medico che in un veloce percorso, che lo porterà dalla padella alla brace, in un attimo vede dissolversi tutte le certezze sociali), abbia dovuto ripetere una scena 93 volte! Per quest'ultimo lavoro del grande maestro ricordiamo l'eccezionale fotografia dai colori sbalorditivi; le luci vengono fuori dallo schermo, direttamente dalla scena e mai dal set! L'impronta di Kubrick è così evidente in tutte le sue opere da lasciare una zona di riflessione e di studio perennemente aperta nel corso degli anni. L'uso particolare delle tecnologie cinematografiche e il linguaggio raffinato dell'autore sono state e saranno lungamente studiate per ricercare quel «quid» nuovo e creativo, per isolarlo e analizzarlo. Numerosi testi sono stati scritti sui suoi film e sulle interpretazioni filosofiche e culturali che hanno via via suscitato.

Sostiene Martin Scorsese: "Ho visto e dissezionato i suoi film parecchie volte in tutti questi anni. Eppure, ogni volta che ho rivisto 2001, Barry Lindon o Lolita, ci ho scoperto invariabilmente un livello che non mi era ancora apparso. Con ogni film, Kubrick si è ridefinito e ha ridefinito il cinema e la vastità delle sue possibilità". Emblematico per "Eyes Wide Shut" lo studio in corso sul movimento nel biliardo delle palle, soprattutto della rossa, nella sequenza con Tom Cruise e Sydney Pollack. Questo film come gli altri ha una struttura metaforica stratificata dove i vari livelli vengono via via rivelati ma mai completamente e pienamente.

Nel 1997 Kubrick ha ricevuto il Leone d'Oro della Mostra di Venezia alla carriera, più, dal Director's Guide of America, il maggior riconoscimento americano per un cineasta, il Premio D. W. Griffith.
Stanley Kubrick, il demiurgo della cinematografia!




Filmografia:

Cortometraggi:
"Day of the Fight" (tl: Il giorno del combattimento), 1949;
"Flying Padre" (tl: Il padre volante), 1951;
"The Seafarers" (tl: I marinai), 1952;

Lungometraggi:
"Fear and Desire", (tl: Paura e desiderio), 1953;
"Il bacio dell'assassino", 1955;
"Rapina a mano armata", 1956;
"Orizzonti di gloria", 1957;
"Spartacus", 1960;
"Lolita", 1962;
"Il Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba", 1963;
"2001: Odissea nello spazio", 1968;
"Arancia Meccanica", 1971;
"Barry Lindon", 1975;
"Shining", 1980;
"Full Metal Jacket", 1987;
"Eyes Wide Shut", 1999.





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