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Cineasti contemporanei





WIM WENDERS, il difficile


Wim Wenders (Germania, 1945) è un cineasta difficile; prediletto dai cinefili esasperati, amanti del complesso e del culturale, i suoi film non sono un passatempo, si sviluppano con uno stile descrittivo caratterizzato dalla lentezza. La difficoltà di lettura delle opere che mette in scena, è tutta nelle immagini, in un approccio che predilige la visualità, lasciandola prevalere sempre sui dialoghi e rifiutando lo schema narrativo tradizionale. È una cinematografia pienamente indipendente la sua poichè è sempre produttore dei suoi lavori. È sua abitudine girare le sequenze in ordine cronologico facendo impazzire i collaboratori... insomma un personaggio difficile!

Più volte si è permesso di cambiare il soggetto durante le riprese ("Nello stato delle cose"). Addirittura per "Lisbon story" non esisteva la sceneggiatura che è stata scritta in divenire... quasi in sequenza. Comunque, questo modo di concepire la regia, agli occhi dello spettatore lenta e stancante, (cosa particolarmente evidente nei primi lavori), ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema.

Studia medicina, poi abbandona e si iscrive a filosofia, abbandona di nuovo e si dedica alla pittura lavorando come incisore a Parigi (qui in un anno ha visto più di mille film!), rientrato in Germania frequenta la scuola superiore di cinema e televisione. Tutto il suo messaggio cinematografico si basa sul viaggio e sulla musica: viaggio inteso come continuo spostamento,"Credo che i sensi di chiunque siano più all'erta durante un viaggio o una nuova situazione"; e musica intesa come rock,"senza il rock'n'roll oggi sarei forse un avvocato", "grazie al rock'n'roll ho cominciato a pensare all'immaginario, alla creatività come uniti alla gioia. L'idea di avere il diritto di godere di qualcosa".

La musica è senza dubbio un atto d'amore ed è usata in modo estremamente intelligente e funzionale; non è mai né accompagnamento né sottofondo ma sempre un significativo riferimento culturale; non a caso il rock è cultura di massa che ha contribuito ad accrescere nelle generazioni post-seconda guerra mondiale, specialmente quelle europee, il senso di sé, un'identità diversa da quella della nazione. Wenders grande artista, dunque, anche nella scelta delle musiche assolutamente fondamentali, e sempre in rapporto stretto con le immagini. Dopo una serie di cortometraggi autoprodotti realizzati in maniera rudimentale ed una brutta avventura per "Polizeifilm", per il quale è stato arrestato e condannato per resistenza alla forza pubblica, si fa conoscere dal grande pubblico con la trilogia della strada: "Alice nella città", "Falso movimento" e "Nel corso del tempo" (pellicola premiata a Cannes e a Chicago), in cui introduce la "filosofia" wendersiana del viaggio. Nel 1980 con "Nick's movie" (premiato dappertutto), è acclamato come uno dei più grandi cineasti europei. Opera impossibile ed emozionante che filma in diretta l'agonia e la morte del grande cineasta Nicholas Ray, malato di cancro che muore appunto durante le riprese. Per questa strabiliante ma disagevole storia, ha realizzato personalmente, a distanza di tempo, il secondo montaggio, quello definitivo.

La lavorazione di "Hammett-Indagine a Chinatown" è durata sette anni, per colpa della sceneggiatura continuamente riscritta (si parla di quindici versioni) e del produttore Francis Ford Coppola mai soddisfatto delle scelte del regista tedesco. È certamente il film meno personale di Wenders che ha dovuto continuamente scendere a patti con Coppola vero responsabile del tutto. È poi la volta de "Lo stato delle cose", una storia sul cinema e i suoi problemi, Leone d'Oro a Venezia nel 1982 e ancora "Paris, Texas", struggente amore impossibile di un solitario, Palma d'Oro a Cannes nel '84. Successivamente un documentario su Tokyo, "Tokyo-Ga", tributo alla carriera del grande cineasta giapponese Yasujiro Ozu e di nuovo una Palma d'Oro per l'affascinante e poetico "Il cielo sopra Berlino", storia di angeli che scendono sulla terra per diventare uomini e vivere la vita, girato in una Berlino mai così affascinante.

Successivamente sfruttando la fama raggiunta curerà il progetto più ambizioso e costoso: "Fino alla fine del mondo", tre anni di riprese in quattro continenti, sedici mesi impiegati soltanto per il montaggio, nove ore di durata nel prima edizione, sei ore nella versione originale, due ore e quaranta in quella distribuita nelle sale. Aspramente criticato per questo film che aveva l'ambizione di riassumere tutto il cinema, Wenders ormai è autore di culto. "Così lontano così vicino!" premiato di nuovo a Cannes è il seguito de "Il cielo sopra Berlino" ma con un nuovo elemento: le macerie del muro. Una curiosità, nel film c'è Gorbaciov nella parte di se stesso.

Le sue opere guardano alle cose della vita in modo diverso, con una nuova ottica. "Lisbon story" è il suo contributo alle celebrazioni per il centenario del cinema: girata con una macchina da presa degli anni venti e montata poi con l'elettronica, la pellicola è stata realizzata personalmente da lui, dietro la macchina da presa, e dalla sola moglie Donata per il resto; la troupe non ha mai superato le dodici persone. Con "Al di là delle nuvole" avvera il grande sogno: realizzare un'opera insieme al suo mito cinematografico, Michelangelo Antonioni. Il cineasta tedesco, già direttore dell'Accademia Europa di Cinema, sostiene che la cinematografia è l'arte del nostro tempo ed è l'unico mezzo che possiede l'autore per lavorare contemporaneamente con musicisti, architetti, fotografi, poeti e attori; a riguardo sostiene Dennis Hopper:"Si avvicina alle persone con tenerezza. Con lui ci si sente protetti e sicuri".




Filmografia:

"Alice nelle città", 1973;
"Falso movimento", 1975;
"Nel corso del tempo", 1975;
"L'amico americano", 1977;
"Nick's movie-Lampi sull'acqua", 1979-80;
"Lo stato delle cose", 1982;
"Hammett-Indagine a Chinatown", 1983;
"Paris, Texas", 1984;
"Tokio-Ga", 1986;
"Il cielo sopra Berlino", 1987;
"Appunti di viaggio su moda e città", 1989;
"Fino alla fine del mondo", 1991;
"Arisha", 1993;
"Così lontano così vicino!", 1993;
"Lisbon story", 1994;
"Al di là delle nuvole", co-regia con Michelangelo Antonioni, 1995;
"I fratelli Skladanowsky", 1995;
"Crimini invisibili", 1997;
"Buena Vista Social Club", 1999;
"The Million Dollar Hotel", 2000;
"Ten Minutes older - the trumpet", episodio "Twelve Miles to Trona", 2002;
"L'anima di un uomo - The soul of man", 2003;
"La terra dell'abbondanza", 2004;
"Non bussare alla mia porta", 2005;
"Palermo shooting", 2008;
"Pina", 3D, 2011.





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