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Cineasti contemporanei





ZHANG YIMOU, l'autore latitante


Le opere di Zhang Yimou (Cina, 1950), pur dalla fruibilità visiva insolita, non trascurano l'esigenza artistica di cui il cineasta è maestro; il regista cinese riesce a comunicare con una facilità invidiabile, sia con il grande pubblico che con gli specialisti del cinema, virtù pressoché latitante nella categoria degli autori.

Zhang Yimou, il maggior esponente della cinematografia cinese, peraltro di non facile produzione, da studente costretto dal partito per questioni politiche ad abbandonare la scuola, ha lavorato per sette anni come operaio tessile e per tre come contadino, prima di essere ammesso con pieni voti all'istituto di cinematografia cinese. Un infanzia particolarmente travagliata, quindi, che soltanto grazie alla sua particolare tenacia e determinazione si è realizzata nella cultura, precedentemente negata. Dopo aver fatto un po' tutti i mestieri nel cinema, vince inaspettatamente, nel 1987, il Festival di Tokyo come miglior attore.

Il film d'esordio alla regia è "Sorgo Rosso" del 1988, subito Orso d'Oro al Festival di Berlino; storia violenta di un feudalesimo cinese pieno di incredibili usanze-imposizioni, esistenti ancora oggi. "Operazione Puma", è il suo secondo lavoro mai arrivato in occidente e semisconosciuto in Cina; film, a detta dello stesso regista, insoddisfacente per colpa della spietata censura cinese che lo ha stravolto. Nel 1990 esce nelle sale "Ju Dou", primo film cinese ad impiegare capitali stranieri per la produzione. Operazione fortemente voluta dall'autore al fine di usufruire di materiali e tecniche migliori, pur impiegando staff e attori rigorosamente cinesi. Zhang, ha così firmato la regia per la prima pellicola del suo paese candidata al premio Oscar come miglior film straniero. Non solo! "Ju Dou" è stato inoltre premiato a Cannes, Chicago e Valladolid. Lavoro straordinariamente bello, una tragedia feudale impregnata di scene erotiche poco comuni per il cinema cinese, narrata attraverso una splendida fotografia e un esasperato, ma sempre raffinato, uso del colore.

Tutta l'opera di Zhang, si caratterizza per una filmica sempre accurata e calcolata, una dedizione assoluta per i particolari e per la fotografia (non a caso è stato primo premio al concorso nazionale di fotografia a Pechino) e l'uso particolare dei colori, in special modo il rosso. Dopo una parentesi da attore, nel 1991 la pellicola successiva "Lanterne rosse", riceve cinque premi a Venezia tra cui il Leone d'Argento, nonché di nuovo una candidatura all'Oscar. Ancora una tragedia, girata in una società feudale caratterizzata da rigidi rituali; la messa in scena è perfetta e tutto si incastra armoniosamente. Per "La storia di Qui Ju", Leone d'Oro alla Mostra di Venezia, arriva finalmente il pieno riconoscimento internazionale da un festival importante. Per questo lavoro, con l'intento di girare in modo realistico e nel tentativo di limitare al minimo la recitazione, ha filmato di nascosto gli esterni nei mercati e per le strade, con non pochi problemi, predisponendo tutto di notte e nascondendosi con lo staff o in un vecchio camion opportunamente parcheggiato, o in una stanza dalla quale "spiare" impiegando microfoni nascosti sugli alberi e addosso agli attori; inoltre ha nascosto, mischiati tra la folla e travestiti da contadini, l'aiuto-regista e il direttore della fotografia, collegati con Zhang con ricetrasmittenti.

Nel '94 è la volta di "Vivere!", che racconta della capacità di sopportazione di una famiglia, nonché delle sue esperienze terribili, attraverso quarant'anni di storia cinese. "La triade di Shangai", è stato girato come un film noir, comunque un buon momento di cinema ma leggermente in ombra rispetto alle opere precedenti probabilmente per colpa della rottura, sul set, del decennale rapporto artistico-sentimentale che legava il regista con l'attrice principale di tutti i suoi film, la bellissima e conturbante Gong Li. "Keep Cool", è il primo lavoro del regista girato nella Pechino d'oggi.

Il curriculum di riconoscimenti di Zhang Yimou, nel firmamento cinematografico degli ultimi quindici anni, è secondo soltanto a quello di Emir Kusturica. Ricordiamo ancora che Zhang ha il merito di essere stato il primo regista cinese d'esportazione, quindi in assoluto il primo a confrontarsi con i colleghi occidentali.




Filmografia:

"Sorgo rosso", 1987;
"Operazione Puma", conosciuto anche come "Nome in codice Leopardo", 1989;
"Ju Dou", 1990, co-regia con Yang Fengliang;
"Lanterne rosse", 1991;
"La storia di Qui Ju", 1992;
"Vivere!", 1994;
"La triade di Shangai", 1995;
"Keep Cool", 1997;
"Non uno di meno", 1998;
"La strada verso casa", 1999;
"La locanda della felicità", 2002;
"Hero", 2002;
"La Foresta dei Pugnali Volanti", 2004;
"Mille miglia... lontano", 2006;
"I fiori della guerra", 2011.

Inoltre è stato direttore della fotografia e attore di pregio, in cinque pellicole dirette da suoi colleghi.




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